22 febrero 2008

Antonin Artaud


Non è facile entrare nella sua testa. E' pazzo, pensi. E' soltanto un pazzo. La diagnosi medica conferma il tuo pensiero. Schizofrenia. Antonin Artaud è morto in un manicomio dopo 12 anni di internamento.
Un pazzo. Un artista. E' la storia di un confine troppo sottile per poterlo toccare senza che si spezzi.

Artaud (Marsiglia 1896) ha avuto un'infanzia difficile. E' uno di quei ragazzini che si definiscono "di cagionevole salute": meningite a 4 anni, poi epilessia, depressione, balbuzie. Passa diversi anni tra un ospedale e un altro, viene curato con l'oppio e ne diventa dipendente.
Si trasferisce a Parigi e inizia a pubblicare le sue prime poesie e lavorare come attore teatrale. La sua carriera di attore dura solo 4 anni (dal 1920 al '24). La balbuzie, l'esagerata presenza scenica che va oltre il personaggio (quello che tecnicamente si definisce "mangiare il personaggio") e il brutto carattere, lo fanno passare da una compagnia all'altra. Non più attore, quindi, ma commediografo, registra, scrittore, pittore.

E la sua vita difficile diventa subito qualcosa su cui lavorare. Per Artaud, la parola "biografia" ha una doppia radice in bios (vita) e bia (violenza). La vita, dunque, è sofferenza, la sofferenza dovuta alla separazione dalla luce divina. L'universo è una battaglia continua tra Luce e Tenebre. Le Tenebre - sostiene - hanno imprigionato particelle di luce, ovvero le nostre anime. L'animo umano è quindi prigioniero del male.
Nel 1931 assiste per la prima volta agli spettacoli del teatro balinese ed elabora il suo teatro della crudeltà, dove la rappresentazione della violenza è usata a scopi terapeutici.
E' come per la peste, spiega Artaud. La peste è un male che avvolge, copre il corpo di bubboni purulenti. Lo sfigura. Ma gli organi interni restano intatti. Come se la peste potesse spurgare l'organismo del malato.
Così è il suo teatro: portare in scena il male e tutte le brutture umane possono pulire il nostro animo. La crudeltà è l'unico stile con cui si chiede al teatro di rifare la storia del mondo.
Nel 1933 mette in scena I Cenci, la sua prima opera della crudeltà. E' un fiasco. Artaud decide di lasciare tutto e partire per il Messico.

In Messico la sua vita cambia. Passa un lungo periodo tra gli indios Tarahumara, partecipa al rito del peyotl (un fungo allucinogeno) e viene iniziato all'esoterismo.
Tornato in Francia si presenta come le révélé, l'incarnazione del maschile venuto al mondo per contrastare l'influenza nefasta femminile. Convinto di essere in possesso del bastone di San Patrizio, parte per l'Irlanda.
In Irlanda aggredisce un poliziotto, viene arrestato e riportato in Francia con la camicia di forza.
Ecco la diagnosi di schizofrenia.
Di lui non si ha più traccia per 8 anni, passati da un manicomio all'altro. Nella Parigi nazista, le condizioni all'interno di questi istituti sono molto simili a quelle dei campi di concentramento, e Artaud diventa irriconoscibile.
Scovato da alcuni amici, nel 1943 viene trasferito in una nuova clinica e curato dal dott. Ferdière con l'arte terapia. Dipinge, scrive, traduce.
Nel 1948 muore per un tumore.


La storia di un pazzo, insomma. Ma un pazzo di talento. Le sue teorie hanno influenzato tutte le tendenze del teatro degli anni Sessanta, come Jerzy Grotowski, Peter Brook e il Living Theatre.
Artaud sosteneva che uno dei motivi per cui è impossibile morire davvero è che negli altri resta sempre qualcosa di noi.



Antonin Artaud (video en español)

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